Parole chiave del Giubileo: INCARNAZIONE
Il Giubileo cristiano cade convenzionalmente in anni che vengono contati
a partire dalla nascita di Gesù. evento divenuto come Io spartiacque
della storia. Gli avvenimenti vengono collocati avanti e dopo Cristo: "
era cristiana" è chiamato il tempo che stiamo vivendo. Di questa
era siamo nell'anno 2000. Se per il credente i fatti decisivi della salvezza
sono la morte e la risurrezione di Gesù. riconosciuto come Signore,
assume altresì forte risalto l'inizio dell'esperienza umana del Figlio
di Dio fatto uomo. Tale inizio, che la Chiesa celebra nel solenne splendore
del Natale, avviene in realtà nove mesi prima. quando il Verbo di
Dio "prende carne" nel grembo della Vergine Maria. E il mistero
dell'Incarnazione, che non casualmente dà il titolo alla bolla di
indizione del Giubileo dell'anno 2000. Nel Credo recitiamo: "per opera
dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo". La formula teologica lascia appena intravedere
l'intensità drammatica del racconto dell'annunciazione (Luca l .26-38).
Col termine incarnazione la fede cristiana ha voluto intendere che il Figlio
di Dio ha preso talmente sul serio la nostra umanità da assumerne
ogni aspetto ad eccezione del peccato. I Vangeli ci descrivono l'uomo Gesù
nella sua passione per la vita, nella condivisione della nostra quotidianità,
capace di gioire e di piangere, di cogliere il senso profondo di piccoli
gesti della gente più umile.
Il Signore ha voluto conoscere tutto di noi e farlo suo, perché tutto
potesse essere salvato, riportato all'originaria armonia impressa dal Padre
nella creazione: tutto fino agli aspetti più sconcertanti e dolorosi,
inclusa la morte. In questo senso S. Paolo parla dell'incarnazione come
umiliazione o abbassamento, fino alla croce che è la più infamante
delle morti: non c'è situazione umana, neppure la più disperata
o compromessa, al cui livello Diofatto-uomo non si chini e in un certo senso
vada ancora più giù per caricarsene e tutto liberare, restaurare,
riportare a integrità e splendore.
Celebrare il Giubileo del secondo millennio dell'Incarnazione ci provoca
ad essere cristiani "incarnati", cioè fedeli a questo Dio
fatto uomo e quindi presenti nella storia, nella vita, nella società
come Lui lo è stato nella sua terra, nel suo tempo, tra la sua gente.
Una presenza amorosa e riconciliante, che perdona e sa chiedere perdono
(anche questo Giovanni Paolo II continua a insegnarci in questo anno) perché
al di sotto di errori e limiti umani c'è in ogni persona quell'umanità
indissolubilmente legata alla carne di Gesù, vero Dio e vero uomo.
Le celebrazioni giubilari, i pellegrinaggi e le indulgenze non possiamo
viverli come una fuoriuscita dalla società, dalla storia, dal faticoso
cammino dell'umanità alla ricerca di dignità, di giustizia
e di pace: la stessa Bolla giubilare ci chiede di "creare una nuova
cultura di solidarietà e cooperazione internazionali, in cui tutti
- specialmente i Paesi ricchi e il settore privato - assumano la loro responsabilità
per un modello di economia al servizio di ogni persona..." (Incarnationis
Mysterium n. 12). Maria ci indica come bisogna accogliere l'incarnazione
(e quindi celebrare il Giubileo): dopo il suo "Eccomi, sono la serva
del Signore", affronta prontamente un faticoso viaggio per andare a
visitare e accudire la parente Elisabetta, anch'essa incinta, più
anziana e prossima al parto. Giunta da Elisabetta. intonerà il Magnificat.
La lode di Dio non si può separare dall'ascolto della sua volontà
e dall'impegno concreto verso il nostro prossimo.