Chiesa di Sant'Antonio sul Monte <Castelveccana>

Notizie Storiche

 

XI (costruzione intero bene)

La chiesetta sorse nel XI sec. (forse, addirittura, nella prima metà), in corrispondenza degli alpeggi di Veccana a servizio dei pastori, che portavano le mandrie ai "monti" o agli "alpi", e dei falciatori, che "segavano" l'erba e curvano il trasporto del fieno a valle. La posizione, inoltre, era strategica per il controllo di un passo, ampiamente praticato per i transiti tra il lago Maggiore e la Valcuvia, e sul confine spirituale tra l'ambito ambrosiano (il versante del lago Maggiore, appunto) e quello della diocesi di Como (Valcuvia). Probabile, quindi, una fondazione signorile, come sembra documentato anche dalle più antiche attestazioni disponibili nelle quali chiesa e prati della località sono indicati come "de Signorio" o "de' Signori". Questa prima chiesa è tutt'ora riconoscibile nell'organismo architettonico attuale e corrisponde alle due campate mediane della navata unica. Perso, invece, l'originario abside semicircolare.

Attorno alla metà del XII sec., S. Antonio sul Monte fu sottoposto ad un primo ampliamento. Demolita parte della facciata e ricavato, nello spessore delle murature, un arco trasverso, la chiesa fu prolungata di una capata sino a raggiungere il limite della facciata attuale. Le cospicue rendite della chiesa, progressivamente rivendicate dal comune di Veccana, consentirono di mantenere sia un custode, sia un "monaco" o "converso" la cui residenza, nella località, è attestata già da ordinamenti statuari della fine del XIII sec. Da qui la fondazione di un vicino "hospitale" per accogliere pellegrini (S. Antonio rappresentò una meta costante nei pellegrinaggi locali per secoli) e viandanti in transito tra il Verbano e la Valcuvia.

Grazie alle descrizioni presenti nelle visite pastorali cinque e seicentesche, è possibile seguire con maggiore puntualità le vicende edilizie cui fu sottoposta la chiesa. Entro la fine del XVI sec. fu ricostruita l'abside, con un andamento rettilineo più consono alle prescrizioni post-tridentine. Entro il 1640, invece, la chiesa fu dotata di una ridotta sacrestia, sul fianco meridionale.

La chiesa acquisì l'assetto definitivo, quello giunto sino ai nostri giorni, solo a cavallo tra XVII e XVIII sec. e grazie alla costruzione di un pronao in facciata (attorno al 1650), aperto con arcate ribassate su tre lati, e di un campanile, sino ad allora mancante, sul fianco meridionale (tra la sacrestia e l'abside).

L'incameramento dei beni da parte del comune di Veccana e la gestione separata, rispetto a quella della parrocchia, delle rendite di cui si giovò la chiesa per secoli, rendite che il medesimo comune distribuiva a metà tra esigenze interne e mantenimento di monaco e custode nella località, determinò, alla fine del XVIII sec., l'inserimento della chiesetta e delle pertinenze fiscali nel novero delle confische napoleoniche. Chiesa e benefici, quindi, finirono all'asta e, nel 1810, furono acquistati dalla famiglia Bergonzoli che ne mantenne il possesso sino al 1993.

Nel 1930 la famiglia Bergonzoli, proprietaria della chiesa, decise di procedere ad una ristrutturazione del fabbricato, soprattutto per uniformare le quote delle coperture che, per via delle diverse fasi costruttive della navata, presentavano colmi di tetto impostati a livelli differenti. I lavori furono diretti dal geometra Giovanni Ferrini di Luino.

Ancora la famiglia Bergonzoli si fece carico, nel 1963, di un intervento di scrostatura parziale delle pareti interne, operazione che permise di mettere in luce alcuni settori della muratura e, in tal modo, precisare le fasi costruttive dell'edificio.

Nel 1993, Nerina Bergonzoli, discendente dalla famiglia che aveva acquistato la chiesa, resasi disponibile a seguito delle soppressioni napoleoniche, decise di donare l'antico edificio sacro alla comunità della parrocchia di Santa Maria Immacolata di Nasca, con la vincolante condizione che in perpetuo vi si celebrasse una messa festiva tra la metà di luglio e la fine di agosto.

Descrizione

La chiesa, correttamente orientata ad est, ha pianta ad aula unica rettangolare, cappella maggiore, pure quadrangolare, e portichetto in facciata. All'interno, è ben riconoscibile il nucleo originario della costruzione risalente all'XI sec. e corrispondente alle prime due campate davanti al presbiterio. Queste (lunghe complessivamente 6 m circa e larghe poco più di 4 m) sono scandite da un arco trasverso poggiante su lesene e sono coperte da una volta a botte che, come ha rilevato Anna Finocchi, rappresentano una rara applicazione in terra lombarda di moduli del primo romanico piemontese. La terza campata, verso la facciata, aggiunta nel corso del XII sec., è pure coperta con una volta a botte. Il presbiterio, ricostruito alla fine del XVI sec., invece, è coperto con volte a crociera. Il campanile e la sacrestia si elevano sul lato meridionale, presso l'abside. Le murature, in conci irregolari, sono a vista nelle pareti esterne e parzialmente intonacate all'interno. La località è di grande suggestione, per l'intatto ambiente agreste e la vista panoramica sul lago Maggiore; la chiesa completa il quadro, offrendo al visitatore, nonostante le alterazioni, la possibilità di una lettura efficace delle diverse fasi costruttive e un ambiente interno raccolto e suggestivo.

L'aula unica, l'abside e il pronao hanno copertura in lastre di pietra rette da ordito ligneo primario e secondario.
La chiesa, correttamente orientata ad est, ha pianta ad aula unica rettangolare, cappella maggiore, pure quadrangolare, e portichetto in facciata.
Le tre campate della chiesa sono coperte con volta a botte (XI-XII sec.) scandita da archi trasversi poggianti su rozze lesene laterali a profilo quadrangolare. Il presbiterio è coperto con volta a crociera.
Il pavimento interno è in lastre di beola grigia, posate a corsi irregolari.