Notizie storiche
XII - XII (costruzione intero bene)
La costruzione della chiesa, nelle forme che ancora oggi per buona parte
si ammirano, è ascrivibile, per l'adozione di moduli del romanico
maturo, alla metà del XII sec. A quel tempo risalgono l'abside, a
profilo semicircolare, l'aula fedeli e il campanile, singolarmente innalzato
nella mezzeria della facciata, di cui la chiesa, di fatto, è priva.
XVI - XVII (restauro e decorazione intero bene)
Gli interventi compiuti nel corso del XVI sec. non alterarono l'assetto
cristallino della chiesa d'età romanica; vanno comunque segnalati,
soprattutto per via del ciclo di affreschi nell'abside che, già presente
al tempo delle prime visite pastorali (1570 circa), è stato finalmente
ricoperto, sotto gli scialbi, in anni recenti. Pure al XVI sec., o gli inizi
del XVII sec., vanno riferiti i lavori che portarono alla creazione di due
volte a crociera sopra le campate dell'aula fedeli, un tempo con soffitto
ligneo sorretto da cavalletti a vista.
XVII - XVII (ampliamento intero bene)
Entro il 1683 fu compiuta la riforma più radicale: l'invaso della
chiesa fu raddoppiato chiudendo con pareti un portico che, in precedenza,
si allungava sul fianco settentrionale dell'aula fedeli. La chiesa antica,
in sostanza, fu inglobata in una nuova, di poco più ampia, ma sopravvisse
integra e perfettamente leggibile nei suoi caratteri originari.
2012 - 2016 (restauro conservativo interno)
Nel 2012 è stata avviata un'operazione di restauro conservativo all'interno
della chiesa, interessata da preventive campagne di scavi archeologici e
di sondaggi stratigrafici. In tal modo, è stato possibile recuperare
sia significative tracce della chiesa romanica e di alcune sue fasi costruttive,
sia l'intero ciclo di affreschi nell'abside di cui si era a conoscenza,
sino ad allora, solo per via documentale. I lavori sono stati diretti dall'architetto
Luigi Terrenghi di Parabiago (Mi). Il restauro conservativo dei cicli affrescati
è stato condotto dal laboratorio di restauro di Maria Luisa Lucini.
Descrizione
Il S. Giorgio di Sarigo presenta, più di ogni altra chiesa dell'Alto
Verbano Lombardo, "un'architettura unitaria, capace di renderci ancora
il senso pieno di un'epoca e di uno stile" (Frigerio, Mazza, Pisoni).
Dell'edificio originario restano il campanile e l'abside, "costruiti
con grande abilità e senso formale". Il campanile è meno
slanciato rispetto ai modelli comaschi da cui, apertamente, deriva. Probabile
sia stato ridotto nel corso dei secoli. Mostra, su tutte e quattro le facciate
in pietre ben lavorate, campiture delimitate da lesene e coronate da file
di archetti ciechi. L'abside, esemplare lavoro di tecnica muraria, è
scandita da due esili semicolonne, con piccoli capitelli lavorati; gli archetti
ciechi sono ricavati a due a due da un blocco unico di pietra, di vario
tipo e con spiccato senso cromatico nell'accostamento. I peducci sono intervallati
da blocchetti di "tufo" e decorati con motivi figurativi. La chiesa,
a doppia navata, è correttamente orientata. L'ingresso, per la presenza
del campanile in facciata, avviene sul fianco laterale rivolto a monte (sud).
Pianta
La chiesa, a doppia navata, è correttamente orientata. L'ingresso,
per la presenza del campanile in facciata, avviene sul fianco laterale rivolto
a monte (sud).
Elementi decorativi
L'abside presenta, per l'accurato accostamento di pietre di diversa natura,
uno spiccato senso cromatico, segno della capacità del romanico maturo,
pur in un contesto rurale e con mezzi semplici, di raggiungere elevate qualità
estetiche e decorative.
Coperture
L'aula fedeli, l'abside e il campanile presentano un'omogenea copertura
in scandole di pietra, sorretta da ordito ligneo principale e secondario.
Impianto strutturale
Le due navate appaiate, pur frutto di differenti fasi costruttive, sono
coperte con volte a crociera scandite in due campate. L'abside è
sormontato da una calotta emisferica.
Struttura
I muri d'ambito e di spina della chiesa e del campanile di S. Giorgio sono
realizzati in pietrame recuperato in piccole cave del luogo, sapientemente
tagliato e posato su abbondanti letti di malta ancora in parte individuabili.
All'interno, le pareti sono per buona parte intonacate.
Opere d'arte
Il catino absidale è interamente rivestito di affreschi, già
scialbati nel 1567. Il ciclo, recentemente recuperato, attende ancora una
corretta identificazione iconografica e l'attribuzione ad una bottega operante
tra Alto Milanese e il lago Maggiore.